La nostra economia è in agonia e La Merkel ci vuole fuori dall’Europa
Stiamo vivendo un momento difficile in tutte le direzioni e di questo stentiamo a rendercene consapevoli. Continuiamo a mantenere l’atteggiamento tipico del passato, tanto poi tutto si aggiusterà. Abbiamo una classe di politici che rinuncia a fare il suo mestiere e pensa solo a difendere la propria posizione di casta e quando si ricorda di decidere non lo sa fare e commette errori macroscopici oppure si rivolge ai burocrati della politica per farsi consigliare. La politica così rimane impiccata alla burocrazia. Numerosi sono i fatti di cronaca recenti che confermano tutto questo. Ma tutto ciò ha un costo esorbitante per la collettività, non solo in termini economici ma anche in termini di corruzione. I mestieranti della politica discutono solo di legge elettorale, quasi fosse l’unico problema, e sulla quale è difficile che i partiti si mettano d’accordo perché ognuno pensa al proprio tornaconto elettorale e non al punto di vista della gente. Anzi tra una legislatura all’altra assistiamo ad una eterna campagna elettorale. La gente non vuole elezioni (il 60% degli italiani è contro le elezioni anticipati) ma vuole una classe politica rinnovata nei propositi e nei costumi che cominci a parlare dei problemi concreti, che pensi per esempio come risolvere la disoccupazione giovanile che ha raggiunto il bel traguardo del 40% . La prima esercitazione sarebbe quella di scegliere uomini capaci e motivati al bene collettivo, magari anche disposti a rinunciare ai privilegi che la casta ha riservato per sé nel corso degli anni e non uomini fedeli alla singole parrocchie. Aveva ragione Platone quando immaginava i saggi a guidare la sua repubblica ideale. Occorre che la coscienza critica della collettività si svegli e segua le vicende senza farsele passare sulla testa quasi fosse un male necessario. In tal modo la democrazia si può dire che è a rischio. I mali della democrazia infatti sono l’indifferenza e la rassegnazione, terreno fertile per gli uomini di affare o arrivisti. E’ fondato il sospetto in tal caso che si torni alle barbarie, come immagina G. Vico. Ha un eco sinistro l’ultimo esordio della Merkel, quello di Malta, secondo cui forse occorrerebbe pensare ad un’Europa a due velocità. L’Italia ovviamente con un economia fragile e una crescita pari all’ 0,8 di Pil, non può certo essere annoverata tra i paesi che decidono, non può certo dire di avere autorevolezza in Europa. I paesi più forti vogliono espropriarci di quel tanto di sovranità che ancora ci resta e per incamminarsi al seguito delle economie più forti. In fondo, a 60 anni dalla nascita dell’Europa Unita, di integrazione se n’è realizzata ben poca. Oggi c’è un rigurgito di una nuova forma di mercantilismo: privilegiare il prodotto interno a danno di quello estero, privilegiare la manodopera interna a danno di quella estera. Addio dunque mercato globale. Ricetta economica accettata negli ultimi due decenni quasi fosse stata una formula magica. Addio alla classe media che si è impoverita al punto tale che a livello globale il reddito di solo 8 persone è pari al reddito complessivo di 3 miliari e mezzo di persone. Ci viene il fondato sospetto che il mercato globale abbia creato uno spudorata concentrazione di capitali nelle mani di poche persone. Stiamo vivendo i più spudorati paradossi: Parliamo di pace e vendiamo le armi; parliamo di ambiente e inquiniamo in nome degli affari; parliamo di diritto alla vita e continuiamo a sfruttare.