Lezione 3 su Kant La Dialettica trascendentale

Lezione n. 3 su Kant:  La dialettica trascendentale. Classe 5 C Liceo Scientifico G. Galilei Potenza

La dialettica, secondo Kant, approda a dei risultati illusori, ma comunque importanti, perché spingono l’uomo alla ricerca e lo invitano a spingersi fuori dai confini del mondo fenomenico. Ciò di cui tratta la dialettica sono: l’idea di anima immortale, l’idea sull’esistenza di Dio e una possibile risposta al bisogno di capire quali fossero le origini e la natura dell’universo. Per quanto concerne la natura e l’esistenza dell’anima, si parte dalla chiara ed evidente esistenza di un principio unitario delle categorie che è l’”Io penso”.  Noi, cioè, attraverso l’appercezione trascendentale, apprendiamo di essere unità consapevole,  un unico principio di cui le categorie sono le leggi capaci di ordinare i dati dell’esperienza reale e possibile. Ma si può partire dall’io penso per poi inferire e sostenere che esiste un’anima  immortale? Certo si può tentare, ma il risultato della ricerca approda a conclusioni possibili,  non certe. Quando parliamo di anima, la filosofia fa uso di sillogismi categorici. Questi sono fatti di tre proposizioni: premessa maggiore, premessa minore e conclusione. Ora nel dimostrare che l’anima esista e che sia immortale, orientativamente si fa questo tipo di ragionamento: tutti gli uomini sono dotati di anima razionale (premessa maggiore); l’anima per essere razionale deve essere per forza di natura spirituale (premessa minore), dunque l’anima è da considerarsi immortale. Nobile il tentativo di volere agganciare la realtà noumenica, nobile il tentativo da parte della struttura trascendentale della ragione di superare i limiti del mondo fenomenico, ma il risultato è da considerarsi illusorio, perché il sillogismo pecca di errore che possiamo definire come  quaternio terminorum. Infatti, ci vorrebbe una quarta proposizione che dimostri come l’anima razionale possa essere di natura spirituale.

La storia della filosofia, poi ha provato, in tutti i modi, di dimostrare l’esistenza di Dio. Per farlo ha messo in campo tre generi di prove: le prove cosmologiche, le prove ontologiche, le prove fisico – teleologiche. Un esempio del primo genere può essere quella ex motu. Le altre sono: ex fine, ex causa, ex ordine, etc. Raccontiamo la prima: Tutte le cose divengono e passano da una condizione di minore ad una condizione di maggiore perfezione. Ora se tutto le cose divengono verso il meglio, vorrà dire che ci deve essere una causa causante che causa ma non è causata e questo potrebbe essere il motore immobile di Aristotele o il movet atque non moveatur di Tommaso d’Aquino, cioè Dio. Nel secondo gruppo possono essere annoverate le la prova ontologica di S. Anselmo d’Aosta e le prove dell’esistenza di Dio di Cartesio. Quando pensiamo Dio, lo immaginiamo come il più perfetto oltre la cui perfezione non è pensabile altra forma di perfezione: Id quo maius cogitari nequit. Ora sarebbe assurdo ammettere il predicato senza il soggetto. Cartesio aggiunge alla prova di Sant’Anselmo del Proslogion delle varabili particolarmente significative. Infatti, una delle idee chiare e distinte che è presente nella Res Cogitans è l’idea di perfezione. Ora può questa dea esistere senza una causa perfetta? Noi ogni giorno facciamo esperienza della nostra imperfezione, come potremmo mai sapere di essere imperfetti  se non ci confrontassimo con l’idea di perfetto? In ultima analisi noi non potremmo neanche sapere di essere imperfetti senza Dio. Nel  terzo genere di prove si può inserire la prova dell’esistenza di Dio di Newton. Se tutto è ordinato, se nell’universo vige un’armonia di fini, vorrà dire che esiste una mente intelligente e superiore all’universo che abbia dato ordine e armonia alle cose. Tutti questi tentativi di prove dell’esistenza di Dio, dice Kant, sono nobili e esprimono un bisogno imprescindibile della struttura trascendentale della Ragione di superare i confini della realtà fenomenica, ma i risultati sono illusori, perché eludendo l’esperienza, ovvero il tempo e lo spazio, si riescono ad elaborare giudizi sintetici solo fra categorie. In altre parole, Dio non potrà mai diventare un’esperienza possibile. Altra illusione è quella di spiegare la natura e l’origine dell’universo. Però nel tentativo di dare una spiegazione, la storia ha saputo solo elaborare 4 coppie di antinomie. Eccole espresse in forma semplificata: 1)Il mondo ha un cominciamento – il mondo non ha un cominciamento; 2) Ogni sostanza consta di parti semplici – Nessuna sostanza constata di parti semplici; 3) I fenomeni naturali non possono derivare solo da cause presenti nel mondo – tutti fenomeni nel mondo accadono con cause naturali; 4) Nel mondo esiste un essere assolutamente necessario – in nessun luogo esiste un essere necessario. Concludendo: le idee per Platone hanno validità oggettiva, ma per Kant sono solo illusioni che però spingono l’uomo alla ricerca. La dialettica raggiunge risultati illusori, ma comunque importanti, perché spinge l’uomo verso  realtà noumeniche che sono difficili da conoscere ma comunque possono essere considerate realtà possibili.

 

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