Realizzati nel centro storico di Sant’Angelo le Fratte altri due mega murales che raccontano l’antica consuetudine contadina della bagnatura e tosatura delle pecore.
Avviato un nuovo ciclo, con le storie del mondo contadino
Quando si respirava nell’aria
L’ arrivo della festa del santo Patrono,
Si preparavano festanti i pastori
Alla tosatura delle pecore.
Dai loro monti, dai loro umili domicili,
calpestando antichi tratturi,
Portavano il loro gregge indolente
Nella profonda gola del fiume
Per sciacquarne il manto lanoso,
Mentre l’acqua spumeggiante fluiva,
in un silenzioso concerto
di cento piccole cascate,
interrotto solo dal vociare stridulo
dei nostri umili e laboriosi antenati.
SANT’ANGELO LE FRATTE. – Sono stati realizzati, nel mese di dicembre, tre nuovi mega murales di cui due sulla bagnatura e tosatura delle pecore. A guardarli questi ultimi, con attenzione, sembrano essere particolarmente suggestivi. Committente l’amministrazione comunale; a realizzarli tre artisti dell’associazione culturale APV, arte per la valle, che opera sul territorio da oltre un decennio: Francesco Costanzo, G. Costantino e V. Amodeo. La cittadina conta un centinaio di murales tra piccoli e grandi, di vecchia e nuova generazione. Alcuni di questi raccontano il difficile rapporto dell’uomo con la roccia, altri il rapporto con le tradizioni religiose, altri traggono ispirazione da miti classici o si ispirano al teatro. Nel 2015 sono stati realizzati 12 mega murales sull’importanza storico – culturale del vescovo G L. Caramuel, che ha svolto il suo ministero nella diocesi di Satriano e Campagna nei difficili anni 1657 – 1673. Il vescovo, avendo scelto come domicilio Sant’Angelo, vi impiantò una moderna tipografia, unica nell’Italia meridionale del tempo. I murales, che trattano del vescovo, sono stati realizzati in via cupa: una strada del centro storico, un tempo, particolarmente abitata da pastori e poveri contadini. Ultimamente, l’amministrazione avrebbe deciso di trattare, con i murales, le storie e le dignitose fatiche del mondo contadino. In questo senso, vanno letti i murales dedicati alla mietitura e alla pigiatura del grano, e da ultimo, alla bagnatura e tosatura delle pecore. La pastorizia fu una delle attività più redditizie del mondo agricolo di Sant’Angelo. Diverse miglia di pecore pascolavano, quasi allo stato libero, sugli alti monti di cui è fatto il territorio del paese. Molto spesso, i pastori litigavano di brutto per invasione di pascolo; d’estate, durante la notte, le pecore venivano lasciate negli stazzi per concimare i terreni e i pastori li guardavano, dormendo sotto un piccolo pagliaio mobile, difendendole da possibili e frequenti attacchi di lupi; altro spettacolo affascinante era la mungitura degli animali nei vicoli del paese e nelle masserie dislocate in aperta campagna con la successiva trasformazione del latte. Ma la pagina più suggestiva, i pastori la realizzavano, nei due periodi della tosatura delle pecore, e, precisamente, nel mese di maggio e nel mese di settembre, prima della festa di san Michele, che ricorre l’8 maggio e il 29 settembre. I pastori, stabilendo tra loro delle turnazioni, portavano a valle, nel fiume Melandro, un tempo Landro, le pecore per la bagnatura e pulitura della lana nel fiume; nel mese di maggio, nei pressi del ponte del Landro, attiguo alla sorgente Bregorio e, nel mese di settembre, in località zif’r’. Dopo la bagnatura, il giorno successivo, lo spettacolo e il rito della tosatura. Si riunivano più pastori, attraverso uno scambio di cortesie (la r’tenna), tosavano le pecore con alta abilità e le donne raccoglievano la lana facendone delle intricate matasse. Questa, poi, veniva pulita; successivamente, parte veniva venduta e parte cardata e poi se ne ricavavano dei filamenti col fuso, manovrato da abili mani femminili, con i quali le stesse donne realizzavano calze, maglie intime e altro. La tosatura era una grande festa di amicizia, oltre che un duro lavoro e una dignitosa fonte di reddito. Se i murales servono per non far morire la memoria storica, ricca di suggestioni e sensati messaggi di vita, ben vengano e se ne facciano ancora, – questo il commento di alcuni cittadini e questo sembra sia l’intento dell’amministrazione. Che si tragga sempre ispirazione dalla storia, perché, se oggi c’è indifferenza, in futuro, qualcuno, forse, li potrà leggere con grande interesse – questo, in tutta umiltà, lo aggiungiamo noi. Anche perché, tutti concordano nel ritenere che là dove non c’è memoria storica, non c’è futuro.
L’articolo è stato pubblicato su Il Quotidiano del sud del giorno 11 gennaio 2016