La metafisica è indispensabile alla ricerca – Cartesio –

Si può cominciare una ricerca senza avere premesse metafisiche? Se ci facciamo guidare da Cartesio sembrerebbe proprio che, per una qualsiasi forma di ricerca, non possiamo fare a meno di metafisica. Tutte le idee che ci provengono dall’esperienza non possono avere affidabilità, perché cambiano col mutare delle cose. Dunque le idee avventizie, ovvero le sensazioni, e quelle fattizie, cioè create in modo cervellotico da noi stessi, non hanno alcun fondamento epistemologico. Allora quali idee ci rimangono? Ci rimangono le idee chiare e distinte, quelle idee prime che  sono a fondamento di ogni esperienza possibile, che sono assolutamente a priori, perché fanno parte del patrimonio della res cogitans ovvero la ragione e quell’idea in cui sia l’immaginazione che le sensazioni trovano fondamento, ovvero: la res exstensa. La res cogitans è di natura spirituale, libera e immortale. Tale mens non solo sa,  ma sa di sapere, quindi è oggettiva. E se proprio dubitiamo di tutto, non possiamo dubitare della mente che dubita; possiamo non sapere ma siamo sicuri di sapere che non sappiamo. La base metafisica di ogni ricerca, dunque, è la consapevolezza di pensare. A un risultato del genere si arriva partendo dal dubbio iperbolico: io esisto? Quali sono le idee che possiamo definire importanti e a fondamento di tutte le possibili conoscenze: intanto l’idea di Dio e poi l’idea di estensione a cui possiamo applicare la matematica, a cui possiamo attribuire la materia; il moto costante e inarrestabile; l’infinitezza, perché il vuoto sarebbe contraddittorio; la divisibilità all’infinito e la sua eterna autoconservazione. Per Cartesio, Dio è una certezza assoluta. Il pensatore sostiene, infatti, che è più facile dimostrare l’esistenza di Dio, anziché l’esistenza del mondo. Ma perché il filosofo si ostina così tanto sulla sua esistenza? Perché al pensatore, Dio gli serve come garante di verità. Per dimostrarne l’esistenza, Cartesio parte da un’idea chiara e distinta che è quella della perfezione. Ci piaccia o non, tutti gli uomini avvertono questa idea. Ma cos’è la perfezione? Ecco la risposta:  ciò che di più perfetto non esiste, id quo maius cogitari nequit. Orbene, quale può essere la causa efficiente di tale idea? La risposta: Un essere perfetto. E costui chi può essere se non Dio?!. Altra idea frulla continuamente nella nostra autoconsapevolezza: l’idea di imperfezione. Noi ci sentiamo imperfetti. Ma perché? Ecco la risposta: perché ci confrontiamo continuamente con l’idea di perfezione che abita nella nostra mente. Domanda: come possiamo pensare alla perfezione senza ammetterne l’esistenza del suo artefice? Cartesio, ispirandosi all’argomento ontologico di S. Anselmo, non considera possibile che ci possa essere l’essenza senza la sua esistenza; insomma non considera possibile che ci sia il predicato senza il soggetto di riferimento, come dire la perfezione  senza Dio che dovrebbe essere il soggetto del predicato. Dunque Dio c’è e garantisce le capacità conoscitive della mente. Ora dal mondo esterno ci arrivano le sensazioni, anch’esse ingannatrici, ma per quanto ci vogliano ingannare, per quanto siano diverse nel tempo, trovano la loro consistenza nell’idea di estensione. In pratica, tutto è estensione. Non ci può essere oggetto o qualità variabile senza estensione, come non ci possono essere montagne senza vallate. Anche la mente, nel pensare al mondo esterno, non può che immaginarlo come esteso. Ora dire estensione vuol dire materia; dire materia vuol dire movimento costante; dire estensione vuol dire divisibilità all’infinito ed estensione all’infinito,  perché il vuoto sarebbe contraddittorio; in ultimo, dire estensione vuol dire geometria. Il movimento è costante e cieco, cioè privo di ogni sorta di finalismo, privo di anime, quelle aristoteliche tanto per intenderci. Per Cartesio, la metafisica è il fondamento di ogni ricerca e questa ha continuamente bisogno di un metodo che la disciplini: analisi, dividere un insieme in sotto insieme fino ad individuare gli elementi più semplici; sintesi, ricostruire le parti, stabilendo tra loro le corrette relazioni e poi la enumerazione, perché nessun passaggio possa essere saltato; Il fine? Individuare con estrema trasparenza le idee chiare e distinte. Il fondamento metafisico per Cartesio è che la materia e lo spazio sono la stessa cosa. Perciò l’impianto del sapere può essere paragonato ad un albero le cui radici rappresentano la metafisica, il fusto la fisica e i rami le scienze empiriche. Insomma, al ricercatore, la metafisica offre il programma, il fondamento e l’obiettivo che si deve perseguire. Il sistema cartesiano propone, dunque, una metafisica duale: da un lato il mondo razionale che deve essere, per forza di cose, spirituale, non esteso, libero ed auto – consapevole; dall’altro il mondo della materia, soggetto alle leggi meccaniche del movimento cieco senza alcun finalismo. In mezzo, Dio che garantisce la veridicità delle idee chiare e distinte e non rappresenta il fine a cui tutte le cose tendono, come voleva Aristotele. In conclusione, ecco il disegno metafisico cartesiano: Io, Dio, Mondo. Questo disegno moderno risulta essere contrario alla filosofia aristotelica – scolastica che, invece si presentava così: Io, Mondo, Dio. Ma se Dio è garanzia di verità, come può essere possibile l’errore? Possiamo dire, con un’espressione ormai consueta, che l’errore scaturisce dalla nostra connaturata debolezza. Ma di fronte a Dio la nostra debolezza non dovrebbe essere ininfluente?!….. Invece non è così. Per Cartesio, conoscere non è giudicare come lo sarà per I. Kant, perché tra il pensiero e il giudizio interviene la volontà e questa determina la natura del giudizio;  quest’ultima sarebbe dunque la fonte di tutti gli errori. La volontà può farsi influenzare dagli Idola baconiani (Fori, theatri, tribus, specus) e quindi modificare i giudizi, secondo le convenienze del momento. Altra conseguenza del sistema cartesiano: la morale non può avere fondamento epistemologico, ecco perché la sua morale è da definirsi provvisoria. Di questa, eccone i concetti chiave: Adattarsi alle leggi e consuetudini del paese in cui si vive; perseguire, con determinazione e coerenza, in relazione alle proprie convinzioni; provare a modificare se stessi piuttosto che pensare di cambiare il mondo.

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