I piaceri sono passeggeri, perché hanno la durata di un attimo e quando di loro ci rendiamo conto, essi appartengono già al passato.
Ci sono solo due forme di amore: Possiamo amare così tanto noi stessi da smarrire Dio; Possiamo amare così tanto Dio da smarrire noi stessi!…….Occorre scegliere!
L’uomo di fronte al mondo, per quanto piccolo sia, è una creatura speciale. Speciale perché non solo pensa ma sa di penare. E’ l’unica creatura che sa e può progettare il proprio destino. L’uomo di fronte all’infinito è una nullità, di fronte a Dio è semplicemente una “canna sbattuta dal vento”. La domanda che ci poniamo è: ma l’uomo ha veramente bisogno di Dio? Solo se si ritiene che esista Dio e che questi sia più grande del nostro peccato, c’è spazio alla speranza. Gli uomini non possono fare a meno di Dio e, inconsapevolmente, anche quelli che ritengono di essere atei, credono in un qualcuno o in qualcosa di alternativo. Si può vivere senza credere in niente? Non è possibile! L’ostinazione a non credere in Dio ci porta inevitabilmente a farci Dio, costruttore di idoli alternativi. Questi non fanno altro che asservirci, renderci schiavi o tiranni. Cosa ha fatto Hitler? Ha tentato di farsi Dio. Un Dio che non ammette nessuna razza tranne che la razza ariana; un Dio che si impone con l’intolleranza e la violenza, un dio che porta l’uomo e l’umanità alla rovina.
Pensiamo per un attimo all’ISIS!….. Supponiamo di un uomo soggiogato dalla propria immagine: la sua vita si chiude nelle mura del proprio io anche se finge di incontrare gli altri; si ma solo perché gli servono; ricordiamo Mazzarò, il personaggio della novella di Verga, La roba, rinuncia a vivere con gli altri, rinuncia a formarsi una famiglia per la roba. Sta per morire , si dispera nel pensare che la sua roba andrà nelle mani degli altri e grida disperatamente nell’attimo della morte: “roba mia vientene con me!” I surrogati di Dio non fanno altro che ingabbiare l’uomo nelle proprie determinazioni, legandolo alle cose passeggere del mondo; gli danno l’illusione di essere felice, ma sono solo piaceri passeggeri, perché hanno la durata di un attimo e quando di loro ci rendiamo conto, essi appartengono già al passato. Per essere liberi ci vuole un Dio che sia più grande del nostro peccato, che sia in grado di perdonarci, che sia in grado di darci una speranza e che ci aiuti a vivere. Abbiamo bisogno di un Dio che ci offra un altro punto di vista della realtà; che ci risollevi dal relativismo esasperato che sembra essere sinonimo di libertà ma che invece altro non è che il naufragio delle nostre infinite possibilità; abbiamo bisogno di un Dio che ci aiuti a considerare l’altro come fine e non come mezzo, perché in tal caso la convivenza sarebbe fatta di soli conflitti. Abbiamo bisogno di un Dio che ci faccia considerare la nostra fragilità e quindi la necessità di amare l’altro e ringraziarlo per il solo fatto di esistere. Abbattere Dio sembra una conquista, sembra essere una liberazione. Ma è proprio così? Io ritengo che vivere senza Dio significa vivere come in un labirinto, senza neppure il filo di Arianna, senza che si dia un significato alla propria esistenza; significa vivere una vita in autentica, durante la quale, non possiamo che avere continuamente paura di perdere tutto. Spesso, la nostra vita trascorre all’insegna della paura: paura di morire, paura di perdere i propri beni, paura di perdere i propri amori, paura di perdere il potere, paura di perdere la propria immagine. Questo stile di vita non si concilia affatto con la libertà. La paura è il segno tangibile e inequivocabile della nostra inautenticità e della mancanza di libertà interiore. Eppure ci ostiniamo a credere di essere liberi, lasciandoci trascinare dagli eventi. Che grande illusione!……